Ormai protagonista persino di telegiornali o quotidiani, la fisica quantistica sta diventando parte del lessico popolare. Basti vedere, tramite un motore di ricerca Google che traccia la frequenza delle parole, come l’uso dei termini “quantum physics” sia aumentato esponenzialmente dal 1919 al 2019 di circa settecento volte. In un precedente articolo ho fatto delle considerazioni sul perché questo sia successo.
Nonostante questa inattesa diffusione, chi conosce davvero la fisica quantistica? In sostanza, nessuno: lo stesso Richard Feynman, scherzosamente (fino a un certo punto), diceva: “Se credete di aver capito la teoria dei quanti, vuol dire che non l'avete capita.” Si può provare, però, a non capirla.
Innanzitutto, la fisica quantistica è la scienza di ciò che è estremamente piccolo; non piccolo inteso come cellula – o nemmeno virus di cui purtroppo tanto si parla – bensì piccolo al livello delle stesse particelle e di ciò che a loro volta le compone. Questa disciplina si occupa quindi di studiare l’esistenza e i comportamenti di quello che non vediamo direttamente (le particelle), ma che compone tutto quello che ci è visibile e non (materia).
La rivoluzione nasce dal fatto che indagando questo mondo prima ignoto, i grandi fisici del secolo scorso si sono resi conto di forti discrepanze con i modelli della fisica classica: solo per citare alcuni esempi, mentre nel mondo della fisica classica proprietà come i colori o la velocità esistono su uno spettro, nella fisica quantistica sembrano assumere valori determinati (non per questo certi), detti “quantizzati” (da qui il termine “quantistica”).