Nel pieno della pandemia da Covid19 le videocamere collegate ad un sistema di IA possono controllare il flusso dei passanti sulle strade (seguendoli passo dopo passo), segnando in colore diverso chi non sta rispettando il distanziamento sociale e fornendo una completa scansione del soggetto (uomo, donna, alto, basso, vestiti, andatura, ecc.). Si può chiamare cybersicurezza oppure controllo a distanza 4.0, ma in ogni caso è solo la punta dell’iceberg.
La macchina apprende, si perfeziona e progressivamente sostituisce l’uomo in molte di quelle attività nelle quali non è richiesto un particolare apporto intellettivo.
Tutto questo pone l’Uomo a un bivio.
Con l’avanzamento della tecnologia la reazione può essere un misto di terrore e fascino, tipico delle cose che non si controllano o non si conoscono a pieno, oppure la si può concepire come quella grande opportunità che consente all’Uomo di progredire nella Storia, a patto di rimanerne protagonista. Si pensi alla metafora della cascata in un bosco. Di fronte ad essa colui il quale intuisce la svolta impressa dalla tecnica, non vede uno spettacolo incomparabile della Natura, né subisce il fascino dello Sturm und Drang, bensì vede “un puro quantum di energia non sfruttata” che deve essere piegata verso la produzione, come la centrale idroelettrica richiamata da Heidegger. La tecnica dunque, rectius il digitale, ha una portata disrputive al pari dell’invenzione della polvere da sparo: l’innovazione viene subita, conquista il globo, e se non ne fai uso finisci per soccombere al pari di uno scontro tra un esercito dotato di fucili e uno solo di sciabole.
La tecnica – da intendersi, a questo punto, come la vertiginosa accelerazione impressa dall’evoluzione tecnologica – non rappresenta uno strumento di cui l’uomo può decidere se privarsi o meno. L’uomo è travolto dall’innovazione, è il suo destino stesso e si trova all’interno di questo, e la tecnica si connota quale dimensione ideale di quella mobilitazione totale per mezzo della quale tutto è concepito come una espressione del lavoro, punto di arrivo al quale aspirare.
Ma l’Uomo deve poter dominare tali dinamiche, che inevitabilmente finiscono per incidere sulla sfera delle libertà individuali e politiche. Ignorando i passaggi e le procedure che governano il transito tra la vecchia e la nuova società si rischia, purtroppo, di avere a guida una “allegra e universale ignoranza” che confonde il digitale con l’uso distorto delle dirette streaming.