12 anni fa, nella notte tra il 5 e 6 aprile , una fragorosa lunga scossa proveniente dalle viscere della terra ha cambiato per sempre l’identità de L’Aquila.
Ogni anniversario che si sussegue riporta alla mente i giorni e le ore precedenti a quella scossa delle ore 3.32 del mattino, che ha sepolto 309 persone.
I primi anni dopo il sisma del 2009 sono stati particolarmente difficili, perché il dolore che non trova consolazione di chi ha perso familiari, amici, la propria casa, la propria attività, si è scontrato con una inadeguata capacità di fare fronte alla emergenza e al cinismo di alcuni lestofanti. In questo L’Aquila ha avuto in sorte un triste primato, protagonista del primo di una serie di grandi terremoti che hanno colpito l’Italia in epoca attuale. E così sugli errori del terremoto de L’Aquila si è imparato a gestire meglio i successivi.
Sono passati 12 anni, e oggi si parla molto di resilienza e rinascita, quelle post pandemiche si intende.
La mia città e le sue persone su questo hanno molto da insegnare.
In un lockdown ante litteram - undici anni prima di quello nazionale, anzi mondiale - le strade del vivacissimo centro storico sono rimaste per lungo tempo deserte, mute, nell’abbraccio di enormi cerotti metallici a tenere su, insieme, quello che il sisma non aveva trasformato in macerie. Non c’era il coprifuoco…nel centro storico non era rimasto più nessuno.
Anche chi era sopravvissuto aveva dovuto lasciarlo per spostarsi fuori città, da amici, parenti, nelle “casette” del Progetto CASE e tanti sulla costa, dove sono rimasti per anni.
Ma la tenacia di un popolo di montagna, vissuto svegliandosi ogni mattina con il massiccio del Gran Sasso negli occhi ha avuto il sopravvento.
Sono passati 12 anni, e già da qualche anno il cuore de L’Aquila e del suo centro ha ripreso a battere forte, al ritmo delle centinaia di cantieri grandi e piccoli che stanno costruendo il nuovo e restaurando l’antico. Te ne accorgi quando arrivi da Roma, uscendo dall’ultima galleria della A24 prima della città: un paesaggio unico, una delle più concentrate e numerose distese di gru, alternate ai campanili delle tante chiese, puntellano il centro storico. Come tanti fuselli del famoso tombolo Abruzzese intorno ad esse si disegna orgogliosamente la trama della nuova città de L’Aquila che sta rinascendo.